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Il ricordo della "nostra Ferrovia" non può essere disgiunto da quello di tutti coloro che hanno contribuito con il proprio lavoro alla concretizzazione di questa realtà, la quale ha determinato uno sconvolgimento fondamentale nelle comunità del nostro territorio. In primis naturalmente il barone Giuseppe Andrea Angeloni, il quale ha ricevuto dalla Storia uno spazio adeguato alla meritoria opera svolta, non sempre accompagnato purtroppo dal ricordo degli uomini. A lui affianchiamo la Memoria di quanti, semplici manovali, cavapietre, minatori, fabbri, carpentieri, boscaioli, muratori, mastri, geometri, geologi, ingegneri e tecnici tutti hanno impresso questa traccia indelebile e vitale sulla nostre montagne. E come non ricordare qui i tutti i Ferrovieri che da oltre un secolo, quotidianamente, hanno garantito la circolazione di questo flusso vitale. Accomuniamo tutti nel ricordo riconoscente, dedicando loro le righe che seguono, estratte fra i moltissimi episodi (belli e brutti) vissuti e raccontati dai macchinisti del Deposito Locomotive di Sulmona, che per vari decenni hanno prestato servizio sulla linea. Episodio riportatoci da un racconto di due dipendenti delle Ferrovie dello Stato in pensione: Aldo Scelli e Giovanni Balassone, di Sulmona. |
Disservizio al treno reale.
“ Un imprecisato giorno all’inizio degli anni ’30, in piena era fascista, il Principe Umberto si recò a Roccaraso con il treno “reale” in partenza da Sulmona. C’era tanta neve che copriva anche la Valle Peligna. Quel treno per la sua particolarità e come da regolamento, viaggiava in regime di “marcia privilegiata” e qualsiasi disservizio, anche se non imputabile al personale, veniva comunque punito con la sospensione dal lavoro, perchè ritenuto oltremodo offensivo e irriguardoso nei confronti di un componente della famiglia reale.
Pertanto, allo scopo di garantire in sicurezza la marcia del treno, venne utilizzata una locomotiva a vapore efficientissima, guidata da un macchinista molto preparato professionalmente e culturalmente (tale Tonino), nonché da un fuochista dal fisico possente (tale Bacchitto), soprannominato il Cipollaro, perchè nativo di Introdacqua, vicino Sulmona, dove era fiorente, e lo è ancora oggi, la coltivazione delle cipolle. Il treno partì in perfetto orario da Sulmona, ma giunto sul tratto più pendente della linea, il famigerato chilometro 17, nei pressi della stazione di Cansano, dapprima rallentò e poi si fermò, a causa dell’improvviso abbassamento della pressione del vapore e scarsità di acqua nella caldaia della locomotiva. Il personale sudò le proverbiali “sette camicie” per rimediare all’inconveniente e proseguire il viaggio, ma ciò malgrado, non riuscì ad evitare il forte ritardo con cui il treno giunse alla stazione di Roccaraso, accolto dalle vibrate proteste delle Autorità che attendevano il Principe. Per tale motivo il macchinista Tonino, paventando gravi provvedimenti disciplinari, quando rientrò al deposito di Sulmona, ebbe a redigere (sul registro modello TV.31/a), non il solito rapporto, bensì i seguenti versi: Sull’aspra salita che mena a Cansano Sento che il treno va sempre più piano. D’un tratto Bacchitto, nonchè Cipollaro, S’agita e suda per porvi riparo. Ravviva il fuoco col gancio e la pala, Ma nella caldaia vieppiù l’acqua cala! Malgrado il forno sia accecante Anche la pressione risulta calante! Il lento sbuffare della vaporiera Ha messo a rischio la mia carriera. Punto nell’orgoglio per quant’accaduto Spero sia basso... il prezzo dovuto!
Macchinista Tonino
Questi versi sortirono l’effetto sperato, in quanto il competente Funzionario vi appose in calce la seguente postilla: Sconsolato e afflitto - Dieci al... vate Tonino; Cinque al... forte Bacchitto! (*)
(*) Multa massima L. 10 e L. 5, non la sospensione.
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