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la Vaporiera sugli Altipiani di Ugo del Castello, Attilio Di Iorio e Nicola Giovannelli |
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… La vaporiera, nella sua corsa sulle vie del progresso, solca vampante le nostre praterie, i nostri monti perfora e ci trasporta al raggio di più bella e desiata aurora. … Correte, immani ordigni di ferro, per le storiche valli; svegliate, col vostro fischio che sfida lo spazio, i morti gloriosi: e questi, battendo l’aste sugli scudi, daranno il saluto del guerriero al carro della civiltà. |
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Queste frasi furono pronunciate, tra le altre, nei discorsi ufficiali che si tennero alla stazione di Roccaraso il 18 settembre 1897 quando fu inaugurato l’intero percorso ferroviario Sulmona-Isernia (l'atto di nascita di questa ferrovia è datato 18 settembre 1892, quando fu inaugurata la tratta Sulmona-Cansano di 25,570 km). Questa linea ferroviaria fu tenacemente voluta dal barone Giuseppe Andrea Angeloni di Roccaraso, sottosegretario ai Lavori Pubblici e deputato del Collegio di Sulmona per ben nove legislature, che morì a Napoli nel 1892 senza vedere realizzata la sua opera più cara. |
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Egli è stato certamente il figlio più illustre della Comunità roccolana, e forse anche dell’intero comprensorio degli Altopiani, per lo sconvolgimento economico e sociale che portò la nuova e moderna via di comunicazione. |
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Il fischio del treno diede immediatamente inizio allo sviluppo economico dei paesi dell’Altopiano, ed in particolar modo di Roccaraso. |
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Furono costruiti i primi alberghi e l’epoca dello sci, che arrivò agli inizi del ‘900, vide moltiplicarsi i flussi turistici con gli sciatori. Alcuni si avventurarono sulle montagne circostanti in entusiasmanti escursioni, altri per partecipare alle prime gare che furono organizzate in questa zona degli Appennini denominata Altopiani Maggiori d’Abruzzo. Da secoli su queste montagne regnava sovrana l’economia pastorale, con decine di migliaia di capi ovini di proprietà delle famiglie nobili della zona. La dannunziana transumanza si ripeteva ogni anno, all’inizio dell’autunno, per trasferire verso la Puglia gli animali e preservarli dai rigori invernali. La strada che attraversava il Piano delle Cinque Miglia, da L’Aquila verso Napoli, denominata “Via della lana”, oltre che mettere in comunicazione la parte più estrema del Regno delle due Sicilie con la capitale, serviva anche per il trasporto dei prodotti dell’attività pastorale, quali, appunto, lana e formaggi. |
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Dopo l’Unità d’Italia s’incominciò ad avvertire sempre più pressante l’esigenza di velocizzare detti traffici in un momento in cui lo sviluppo ferroviario incominciò a tessere una rete ben definita sul territorio nazionale (come evidenzia Dario Recubini in "Cento anni di altitudine"). Il Barone Angeloni, membro di una delle famiglie più grandi di proprietà armentarie, già promotore della linea Roma - Pescara, cercò immediatamente di collegare la stessa linea verso Sud, da Sulmona a Isernia. |
Qualcuno ostacolò il suo progetto cercando un passaggio da Avezzano verso Castel di Sangro e poi Isernia, ma l’energica ed intensa attività politica del deputato roccolano alla fine ebbe fortunatamente la meglio. Punti di forza si rivelarono da un lato la pubblicazione della memoria presentata dal Deputato Angeloni sia al Ministero dei lavori Pubblici, che alla Commissione Parlamentare di competenza, e dall’altro la costituzione di un Consorzio tra le Province ed i Comuni interessati dal percorso ferroviario. |
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Per contrasti tra le famiglie proprietarie di armenti, un membro della famiglia Ferrara di Rivisondoli, in alleanza con un armentario di Pescocostanzo, cercò scioccamente di contrastare il “progetto Angeloni”, sostenendo le tesi della linea che sarebbe dovuta partire da Avezzano. Tesi questa caldeggiata anche dagli storici concessionari delle linee di collegamento a cavallo, che vedevano nella ferrovia sugli Altipiani un ostacolo alle loro decennali attività. Quando tutte le cotrapposizioni furono definitivamente rimosse con l’approvazione da parte del Parlamento della costruzione della linea Sulmona - Isernia, il barone Angeloni si tolse il classico sassolino dalla scarpa. Racconta un aneddoto, che egli, rivolgendosi un giorno agli “avversari” locali, abbia detto: “Pescocostanzo e Rivisondoli non avranno una stazione ferroviaria in paese, bensì una in comune lontana, in fondo all’altopiano; gli abitanti dei due paesi sentiranno solo il fischio del treno, ma non lo vedranno passare; mentre Roccaraso avrà la sua stazione, ai piedi del paese”. E così fu. |
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Un altro aneddoto narra che gli allevatori di Rivisondoli ostacolarono il tracciato della ferrovia ed il posizionamento della stazione, temendo che le necessarie infrastrutture ai piedi del paese avrebbe impaurito il bestiame !! |
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Non è certo che sia andata proprio in questi termini. Ma la linea ferroviaria, con le due stazioni così collocate, di fatto attraversò i territori dei tre comuni nella maniera suaccennata. |
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RA 270 in salita al km 18 Iniziamo questo percorso ideale con la spettacolare immagine, primi '900, che riprende un convoglio ferroviario trainata da una locomotiva RA 270, che procede nella direzione degli Altipiani Maggiori. La foto è stata ripresa circa all'altezza del km 18, sulla rampa tra le stazioni di Pettorano sul Gizio e di Cansano. La locomotiva esprime tutta la sua potenza, segnalata dal vistoso pennacchio dei fumi della combustione, attaccando con decisione la salita.
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Il 13 Giugno 1885 il Consiglio dei Lavori Pubblici scelse la soluzione della linea Sulmona – Isernia, annunciata con enfasi nella cittadina Peligna, dalle parole del sindaco dell’epoca Gennaro Sardi. La linea risultò essere una delle più ardite mai intraprese fino ad allora, vero capolavoro di ingegneria ferroviaria ( come ha mirabilmente descritto Piero MUSCOLINO, nell'articolo apparso sulla monografia "Cento anni di altitudine", edita dalle FS in occasione del centenario della tratta ). Furono realizzati decine di viadotti, gallerie, la più lunga delle quali, nel tratto Sulmona - Roccaraso, conta circa tre chilometri e mette in collegamento i paesi posti sotto la Maiella, a Ovest, con gli Altopiani Maggiori. La viaggiatrice e scrittrice inglese, Anne McDonnel, nelle peregrinazioni effettuate nelle nostra regione ad inizio Novecento fu affascinata dall'arditezza dell'opera, e rappresentò lo sbuffante arrancare delle vaporiera sulle nostre montagne con le seguenti espressioni :"La rete ferroviaria costituisce un'autentica meraviglia del mondo per il modo in cui aggira le alture, le sfalda e le trafora, tanto che i treni sembrano rimanere appesi per miracolo alle loro pendici." La stazione di Rivisondoli, dopo quella del Brennero è la più alta d’Italia, a testimonianza dell’altezza raggiunta dalla linea nel tratto che sale da Sulmona fino a Roccaraso, per poi scendere nella Valle del Sangro e raggiungere successivamente Isernia. In particolare, la stazione di Roccaraso con lo sviluppo dell’attività sciistica e con l’arrivo dei famosi “Treni della neve”, fu più volte ristrutturata e ampliata fino ad avere oltre cinque file di binari, necessari alla sosta dei treni degli sciatori. Una saletta, arredata con tappezzeria di colore rosso, fu riservata alla Famiglia Reale. Il barone Angeloni, che morì prematuramente e che aveva sostenuto energicamente la realizzazione della linea ferroviaria, anche per consentire un riscatto alla condizione economica delle popolazioni locali, forse non immaginò che quella sua aspirazione avrebbe portato immediatamente uno sconvolgimento nella vita della gente. |
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Immagine d'inizio '900 - La vaporiera, superato il ponte della ferrovia, quasi all'altezza del ponte della Regina sulla ss.85, corre veloce finalmente in discesa, verso la stazione di Roccaraso. Quest'ultimo è ancora arroccato attorno alla Terra Vecchia e si è appena avviata l'espansione verso nord. Nella pianura si intravedono i basamenti dei primi tralicci della dorsale elettrica ad alta tensione. |
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Diversi viaggiatori, approfittando della nuova ed agevole via di comunicazione, vennero a scoprire posti praticamente sconosciuti e raccolsero notizie sugli usi, sui costumi, sulle condizioni di vita della gente; disegnarono luoghi, edifici, angoli caratteristici; fotografarono ogni cosa; scrissero libri, che divulgati propagandarono questi caratteristici villaggi abruzzesi, la natura rigogliosa e ospitale, le nevi immacolate con pendii che ben si prestavano alla nascente disciplina sportiva: lo ski (allora si scriveva con il “k”). Essi soggiornarono, ospiti, presso le abitazioni del luogo messe a disposizione da qualche famiglia che ricevette un compenso. Fu questo il primo passo verso l’organizzazione dell’industria dell’ospitalità. |
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Vari tipi di traffici incentivarono l'utilizzo della linea sin dalla sua inaugurazione, favorendo tutte le località attraversate con un numero di convogli non trascurabile (sia passeggeri che merci - questi necessari tra l’altro come supporto all’attività industriale che si avviò a Castel di Sangro e da quella della birreria di Montenero Valcocchiara ). Non trascurabili comunque i treni militari, dovuti al numero sempre più crescente di campi per l’addestramento militare, che venivano realizzati nelle località abruzzesi e molisane lontane dai grandi centri abitati, e soprattutto i treni per il trasferimento del bestiame lungo le direttrici della transumanza (come già accennato, la pastorizia costituiva, da secoli la principale fonte di sostentamento per le popolazioni locali, affiancandosi ad una agricoltura non favorita dalle condizione climatiche ed orogenetiche del territorio). |
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Il convoglio costituito da due vagoni merci chiusi più un pianale e due sole carrozze passeggeri, sosta nella stazione di Roccaraso , pronto a proseguire il viaggio verso Castel di Sangro. La locomotiva è una gloriosa Gr. 851.
Immagine da collezione privata, dei primissimi anni del '900, |
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Agli inizi del ‘900 giunse una facoltosa famiglia svizzera, presso la quale prestava servizio un cuoco di Villa Santa Maria, Angelo Nicola Di Sciullo, il quale intuite le potenzialità di sviluppo dell’attività turistica, si fermò a Roccaraso e costruì il primo albergo della sua storia: l’albergo Palace Maiella, che nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, con la frequenza dei Reali di Savoia, cambiò nome in Palace Regina; durante la Seconda Guerra Mondiale, occupato dai tedeschi svolse la funzione di ospedale e fu successivamente distrutto quando Roccaraso fu rasa al suolo dagli stessi tedeschi. In quei primi anni del secolo Giuseppe Del Castello trasformò la sua Stazione di Posta situata dopo l’ultimo tornante della strada, sotto il paese, nel secondo albergo di Roccaraso, il Montemaiella. Nel febbraio del 1910 il Touring Club Italiano organizzò un “Convegno di Ski”. Contemporaneamente a Rivisondoli fu costruito l’Appenini’s Grand Hotel, che nel dicembre del 1913 ospitò per alcuni giorni Vittorio Emanuele III, la Regina Elena e i Principini. Questi avvenimenti segnarono il decollo dell’attività di ospitalità principalmente a Roccaraso, ed a corollario anche in tutti i paesi degli Altopiani Maggiori d'Abruzzo. Quindi, mai intervento sul territorio, come la costruzione della linea ferroviaria, portò benessere alle popolazioni e il merito va attribuito all’intelligenza e alla lungimiranza politica di Giuseppe Andrea Angeloni. |
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Un progetto primigenio della Rete Adriatica, in previsione dell'espansione dei collegamenti ferroviari nel nostro territorio, prevedeva una macchina destinata al servizio sulla impervia linea Sulmona - Isernia. Queste locomotive, inizialmente classificate Gr. 270 RA, furono costruite in 24 unità a partire dal 1898, e con la nascita delle F.S. nel 1905 , per un complessivo di 207 macchine, formarono il Gruppo 851 , restando in servizio sino al 1971. |
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Il II conflitto Mondiale segnò duramente questa linea : furono distrutti 140 manufatti, 108 caselli e 29 stazioni. Devastante fu il violento bombardamento di Sulmona del 27 agosto 1943 da parte degli anglo-americani, che colpì duramente non solo gli impianti ferroviari, ma fece numerosissime vittime anche in città. Per la riapertura al traffico della tratta Cansano - Roccaraso si dovrà attendere il 10 Dicembre 1947, mentre per l'intero percorso addirittura il 9 Novembre 1960, ad ultimazione dei lavori da Castel di Sangro verso Carovilli. |
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la Ferrovia ... ed i macchinisti ferrovieri (... musi neri ma anime candide) |
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Siamo stati impegnati per molto tempo nella ricerca di immagini d'epoca da poter inserire in questa pagina, relativamente al tratto molisano della ferrovia Sulmona-Isernia o Sulmona-Carpinone , denominazioni comunemente usate per identificare questa tratta ferroviaria. |
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Non siamo stati purtroppo particolarmente fortunati; utilizziamo allora per identificare l'atmosfera pionieristica dell'epoca, la bellissima foto a lato, concessa in visione nel nostro portale, dagli amici del sito Rinascita Ravindolese. Sito a noi "gemellato" non solo nell'affinità toponomastica, e che meritata una visita approfondita anche nella sezione foto antiche, molte delle quali ci fanno magicamente rivivere l'atmosfera paesana di Rivisondoli d'inizio secolo scorso. Al di là delle evidenti individualità, oltre al nome del paese, curiosamente si rilevano nell'immagine delle affinità anche nella distribuzione dei fabbricati ferroviari. Ci piace allora immaginare che anche nel limitare nella stazione ferroviaria del nostro paese il "traffico" non fosse molto dissimile da quello fissato nella foto. Le merci pesanti trasportate a bordo de " ru traìne", mentre quelle meno ingombranti sulle "vàrde" di muli o somari. La strada, con la massicciata in pietrame e terra battuta, era poi segnata dalle tracce delle ruote dei carri e dalle orme degli animali, quando la pioggia o la neve ne imbevevano impietosamente lo strato superficiale. |
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