... l'abbigliamento in Abruzzo

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 L'Emigrazione

Rivisondoli in cartolina

la Voce di Rivisondoli

 

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Come abbiamo avuto modo di sottolineare, quanto esistente quale "costume di Rivisondoli" è una interpretazione di fantasia, elaborata negli anni dell'immediato dopoguerra sulla spinta del tentativo  sviluppo della magra economia locale, che cercava nel turismo uno dei pochi elementi di concretezza.

Ovviamente lo spunto è stato ricercato percorrendo il tracciato di alcuni luoghi comuni, in conseguenza dei quali non si è mai avuto un abito tradizionale abruzzese, ma numerose elaborazioni diverse, espressione di una storia complessa di un'area geografica diversificata, con usanze variamente sovrapposte, e  con numerose varianti influenzate dalle condizioni locali .

Conseguenza della mancanza di ricerca filologica è stata la prolificazione di una serie di fogge e materiali assurdi utilizzati dalla maggioranza dai gruppi folcloristici abruzzesi, ai quali va comunque ascritto almeno il merito di aver conservato, seppure contaminati da accostamenti improbabili, alcuni elementi caratteristici degli abiti della nostra regione.

Oltre che nel Museo delle Genti d'Abruzzo a Pescara, a Roma presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari dell'EUR, sono ancora visibili numerosi esemplari completi di abiti abruzzesi, parzialmente autentici, ma  purtroppo con alcune manipolazioni,  che erano stati raccolti nel 1911 per l'esposizione che si tenne a Torino, ed a Roma nello stesso anno con la Mostra di Etnografia Italiana, per i festeggiamenti del cinquantenario dell'Unità d'Italia.

La nota serie di cartoline "Costumi d'Abruzzo" ha contribuito poi a diffondere una serie di orribili falsi caratterizzati dal proliferare di leziosità come le conche di tutte le dimensioni e gli abbinamenti di bustini informi a fasce, fiocchi e pompon, senza alcun senso. Altri dettagli naturalmente folcloristici sono poi da considerarsi  in molti casi le abbondanti rifiniture in oro, i nastri di velluto, e dubbi vellutini, che presenti nei costumi attribuiti a località dal clima invernale notoriamente rigido, contrastano appieno con i più scontati "fasciatori e fasciatrelle" in semplice lana.

Gli unici costumi che hanno conservato elementi distintivi e di caratterizzazione, sono quelli ben noti di Scanno e di Pettorano, di cui sin dal Settecento si conserva una vasta iconografia.

In questa sezione proponiamo pertanto una serie di immagini, nelle quali sarà possibile identificare elementi senz'altro presenti nell'abbigliamento quotidiano dei Rivisondolesi nel corso del tempo.

Iniziamo con la bellissima litografia del 1874, qui sulla destra, dal titolo originale "ragazza Abruzzese" , estrapolata da un libro di viaggiatori tedeschi di fine Ottocento.

 Da mettere in risalto sono "re chiuochie" ai  piedi della giovane, e "ru fazzelettone" ripiegato sul capo, tipico delle nostre ave, anche se nella versione meno abbondante.

Il fazzolettone da sempre ha costituito un elemento caratterizzante dell'abbigliamento femminile, e nella foto che segue abbiamo un esempio delle tipologie tipiche nelle quali veniva acconciato.

Nella foto accanto, la ragazza sulla destra che guarda verso il fotografo lo indossa nella forma più semplice, probabilmente stretto sotto il  mento, mentre quella di spalle lo porta con un minimo di ricercatezza, determinata dalla doppia ripiegatura, come accennato in precedenza.

In questa immagine del 1911 sono inoltre evidenti altri elementi dell'abbigliamento quotidiano, fortunatamente non inquinati da leziosità ed abbellimenti manieristici.

La conca poi è poggiata in terra, nell'attesa di essere riempita davvero come sottolinea sul capo della ragazza di spalle, la presenza della "spara". Realizzata con un grande pezzo di stoffa arrotolato a mo di ciambella, quest'ultima serviva ad ammortizzare i colpi sul capo di chi trasportava le conche ricolme d'acqua, che tendevano  a rimbalzare al cadenzare dei passi.

L'espressione delle ragazze, evidentemente sorridenti, illumina tutta la scena, esaltata nella sua spontaneità dalla bambina che intimorita porta il ditino alle labbra.

La foto, come numerose altre, è stata rinvenuta in una cassetta di legno che custodiva, nella cassapanca della biancheria, le foto di famiglia. Purtroppo oltre alla data, riporta la sola indicazione "alla Fonte".

A  Rivisondoli  non  è  individuabile  una  costruzione  come  quella

dell'immagine, e non è da escludersi che, essendo la nostra famiglia originaria di Frattura Vecchia, l'immagine si riferisca a quella località, o ad altra nel circondario di Scanno.

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La " Fontana delle 99 Cannelle " può essere considerata meritatamente non solo simbolo della città dell'Aquila, bensì  l'emblema dell' Abruzzo intero.

L'espressione " Abruzzo forte e gentile " trova mirabile concretizzazione nella immagine a lato, che riprende, a fine Ottocento, un gruppo di lavandaie intente al loro duro lavoro.

 L'attenzione viene immediatamente attratta dalla ragazza al centro della foto, che guarda con sorridente spavalderia verso il fotografo, pur con l'espressione addolcita dal lieve accenno di timidezza, proprio perchè non abituata alla macchina fotografica.

Le altre donne al contrario, più impacciate che incuriosite, sembrano cercare rifugio e protezione nella gestualità tipica della propria attività.

I numerosi bambini presenti, incuriositi per l'attenzione nei loro confronti, assumono il tipico atteggiamento a protezione, con le mani dietro la schiena   o  poggiate  sugli  occhi  o il  volto,  per

istintiva, incontrollabile timidezza, facilitata dalla necessità di proteggersi dal sole.

La fontana (destinata sin dal 1272, anno della costruzione,  a pubblico lavatoio, conservando questa destinazione d'uso sino ai primi decenni del '900) è assurta ad insegna araldica della città. Analogamente desideriamo considerare questa foto nella sua leggiadria, quale emblema dell'immagine della donna abruzzese, a volte austera, ma sempre ricca di una innata femminilità, seppure nella durezza del clima, del contesto ambientale, dell'impegno quotidiano e della storia.

Per ultimo ma non ultimo, sottolineiamo il valore iconografico della  foto nella rappresentazione dell'abbigliamento in Abruzzo, a fine Ottocento.


Diamo risalto all'immagine a lato, che riprende nelle vicinanze di Castel di Sangro, un gruppo di contadini nel momento del riposo collegato al frugale pasto di metà giornata.

Bellissima è la spontaneità delle espressioni, al di là della inusualità della circostanza. Molte espressioni delle giovani donne sono sorridenti, forse come richiesto dal fotografo, e confermato dall'espressione intimidita, anche qui, del bambino sulla destra, che si copre parzialmente il volto con la manina.

Le espressioni degli uomini sono più dure, seppure rilassate, forse perchè abituati alla postura che dovevano assumere, nei rapporti con gli altri, per rimarcare la determinazione e la "forza" richiesta dalla dura quotidianità.

Le due donne meno giovani, quasi alle due estremità della foto,  ed entrambe con il capo coperto dai fazzolettoni acconciati nella foggia tipica delle nostre contadine, sfoggiano un'abbronzatura "consistente".

 Questa, guadagnata letteralmente "sul campo"  rafforza l'idea dell'infaticabile tenacia sottolineata dalle mani nodose, poggiate sulle "mandrelle".

[Foto da collezione privata della Stim.ma Famiglia CORRADO, tratta dal volume Immagini di Storia - Castel di Sangro (M. Di Desiderio - A. Caruso = 2007), dono di Don Eustachio Schiappa]
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6   Aprile  2009

15 Gennaio 1915.

Entrambe le date resteranno impresse a lungo nella mente di tutti noi Abruzzesi, e non solo.

Il denominatore comune è rappresentato da una parola :

 terremoto !!!!!!

La foto, come evidenziato dalla didascalia, riprende un gruppo di sopravissuti a quello storicamente noto come il terremoto d'Avezzano o della Marsica.

[Ad oggi è ancora in atto lo sciame sismico di quelle che speriamo siano le scosse d'assestamento del terremoto che lo scorso lunedì, alle 03:32 ha distrutto L'Aquila, Castelnuovo, Fossa, Onna, Paganica e molti altri, oltre a tantissime abitazioni dei paesi vicini].

Le immagini che da giorni scorrono alla TV, si sovrappongono a quella che mostriamo  a lato,  nella tragica

contiguità storica. Il gruppo dei sopravvissuti è qui ripreso davanti ai ricoveri di fortuna, realizzati coprendo con teli militari palizzate di legno, assi e fascine raccolte nel bosco circostante. La drammaticità del momento offre alle generazioni successive la possibilità di fissare nella memoria, al di là del fatto contingente, la testimonianza sull'abbigliamento delle popolazioni di questa parte d'Abruzzo d'inizio '900. Vediamo così il riproporsi dei cappelli di varia foggia sul capo di tutti gli uomini e ragazzi, ed in qualche caso anche bambini. Le donne hanno tutte il capo avvolto nei fazzolettoni, e tutte rigorosamente con le lunghe gonne e la "mandrella". Sulla destra dell'immagine appare un asinello, pronto con i finimenti e la "varda", raro mezzo di trasporto su quel terreno impervio.

Con la presentazione di questa immagine dall'alta valenza didascalica per l'argomento trattato in questa sezione, desideriamo nel nostro piccolo rendere doveroso omaggio a tutte le vittime dei terremoti che nel corsi dei secoli hanno toccato nel profondo la vita di noi Abruzzesi, segnando indelebilmente il nostro territorio e l'anima di ciascuno di noi.        Coraggio Abruzzo, come sempre non resterai in ginocchio !!!


A coronamento di questa breve disanima sull'abbigliamento nelle nostra regione, inseriamo la sequenza che segue, che via via arricchiremo di quelle immagini che,  pur non ascrivibili direttamente a Rivisondoli, a nostro avviso sono più rappresentative ed aderenti al quotidiano del nostro paese.


n.d.r.

E' motivo di soddisfazione e di legittimo orgoglio per il nostro Staff, il risultato ottenuto grazie  all'impegno che ci accompagna nella realizzazione di questo sito web; ci riferiamo nello specifico alla terza foto della slide-show - costumi di Campo di Giove 1916 - eccezionale poter identificare con certezza quelli che, "scovati" in un libro in Germania, colpirono immediatamente la nostra attenzione. A suo tempo anonimi personaggi; oggi  Palmarosa & Silverio.

- Genti d'Abruzzo, del nostro Territorio, anch'essi forti e gentili, ed ora, tramite la loro foto in questa pagina, INDIMENTICABILI -

- Album Fotografico - 
.

- Roccaraso 1912 -

Immagine del 1912, tratta dal libro nel quale l'Agostinoni scrisse specificatamente degli Altipiani d'Abruzzo.

Come curiosità di questo abbigliamento femminile và segnalata l'acconciatura del candido fazzolettone, del tutto simile a quello indossato dalla donna di Campo di Giove, nella terza foto della sequenza.

 

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