celestino_v

La Luna di febbraio

- Breve racconto autobiografico -

Il cadenzare ritmico del motivo che possiamo ascoltare in sottofondo, ricalca lo sbuffare della locomotiva della foto.

Il brano Ma tu nun ce crire (Mauro Gioielli, Pietro Ricci, Vincenzo di Luozzo e Nicola Iorio) è eseguito del gruppo musicale Il Tratturo.

Una bella e fredda serata di febbraio del 1959 un adolescente di Rivisondoli fu colto dalla nostalgia per gli amici che aveva accompagnato in mattinata alla stazione, ove iniziavano il viaggio per l'emigrazione in Australia e Venezuela.

Girovagò allora in solitudine nelle strade deserte del nostro paese, cogliendo un aspetto tipico che si presenta sulle nostre montagne al tramonto nei mesi invernali.

La locomotiva gruppo 940 conquista sbuffando la scena, in dissolvenza,...  sogno d'altri tempi !!!

La foto ritrae uno dei convogli che hanno percorso, in occasione della ricorrenza del primo centenario, la tratta ferroviaria che tocca il nostro territorio, la leggendaria Sulmona-Carpinone, inaugurata il

 18 Settembre 1897.

La stazione appare ancora frequentata, come mostrano le fioriere che facevano bella mostra di se sotto la pensilina del binario n. 1.

Ebbene questo lembo del nostro paese era l'ultima immagine che ci restava stampata negli occhi quando ci allontanavamo da esso, e la prima che profumava d'aria di casa ad ogni nostro ritorno. Ci riferiamo ai primi anni '60, quando la motorizzazione privata era dalle nostre parti ancora un'utopia, e le corriere scarse e sgangherate.

E cinquanta anni fa in molti hanno lanciato un ultimo sguardo alla stazione ed al paese alle sue spalle, partendo, i più fortunati per il Belgio, la Francia o la Germania, altri per il Canada, il Venezuela o l'Australia.

E noi, poco più che ragazzi aspettavamo il nostro turno, saturando in quel febbraio del 1959 i nostri occhi, le nostre narici ed il nostro cuore con le immagini, gli odori e la nostalgia del paese che avremmo da li a poco lasciato.

Socchiudendo gli occhi rivediamo le "refene" che la neve aveva ammucchiato sui tetti della stazione, o le dune disegnate dalla bufera tutt'intorno le colonne del porticato. Sentiamo ancora la neve che crocchia, asciutta sotto le "cintrelle" che rinforzavano le suole dei nostri scarponi in pelle, abbondantemente spalmati di grasso come impermeabilizzante.

Al ritorno di uno di quei percorsi di accompagnamento di chi partiva, avvertii struggente il bisogno di colmare la mente delle immagini del paese che prima o poi si sarebbe lasciato. Si era verso la fine di febbraio, ed il freddo era intenso; ancora non disponevamo del termometro digitale in piazza, e la stima della temperatura era affidata alle incrostazioni di ghiaccio che si formavano nell'intercapedine tra i doppi vetri delle finestre.

Superati i rimbrotti di chi mi voleva trattenere in casa, uscii per le vie ormai quasi deserte, e mi avviai per la strada "arrete a Corte".

Il sole era ormai lontano sotto la linea dell'orizzonte, oltre le vette del Pratello e delle Toppe Vurgo, e stranamente l'aria si era addolcita; proseguii in una lunga camminata, ma l'immagine che da allora è rimasta impressa nella mente è il colore del cielo che,  dal rosso degli ultimi sprazzi del tramonto, virava via via verso un azzurro sempre più intenso e luminoso.

Alle mie spalle, da dietro monte Tocco si alzava una Luna stupenda, luminosa ad irradiare le nevi dell'Aremogna e tutte le vette circostanti. La luce che si rifletteva sulla neve diveniva di un azzurro progressivamente sempre più intenso, sino ad illuminare nuovamente tutti gli altipiani.

La luce di quella Luna scoperta nel febbraio di cinquanta anni fa mi ha tenuto compagnia nelle lunghe e fredde sere vissute poi in Germania, quando guardando la Luna mi sembrava di essere nuovamente a casa.

Ma era poi la medesima "Luna di Rivisondoli", quella che ancora oggi è costantemente al mio fianco nei momenti di solitudine ??

Oggi i treni che passano per la nostra stazione sono sempre meno numerosi, la stazione non è più presidiata e la fermata è solo a richiesta, stante la crescente carenza di viaggiatori. A volte in estate è piacevole la passeggiata sin là, culla ormai deserta delle nostre nostalgie; gettiamo lo sguardo sui prati d'intorno alla ricerca di suoni, profumi, immagini e colori che ci riproiettino in un tempo che abbiamo avuto la fortuna di vivere di persona; sensazioni queste che cerchiamo di rendere nei racconti e nelle pagine di questo sito, emozioni che segnano l'anima, come la Luna di quel febbraio, ormai ben dieci lustri lontano nel tempo.

 

                                                                           celestino_v


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