...riflessioni e commozione di   Ugo del Castello

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     Limmari - l' Ufficialità


l'Eccidio di Pietransieri

 

Il 21 novembre 1943, in località Limmari (Valle della Vita) nella frazione Pietransieri di Roccaraso, i Paracadutisti tedeschi del III Battaglione, 1° Reggimento, della 1^ Divisione Heidrich, perpetrarono sulla inerme popolazione che lì si era rifugiata, e costituita prevalentemente da donne, vecchi e bambini, uno dei più efferati eccidi avvenuti in Italia durante l’ultima Guerra Mondiale. Si salvò miracolosamente solo una bambina che la mamma coprì con il suo corpo. La neve ammantò i corpi dilaniati dalle mine o forati dai proiettili dei colpi di grazia e solo alla fine della primavera del 1944, quando il fronte si spostò più a Nord, fu possibile recuperare i resti mortali delle vittime che trovarono la giusta sepoltura prima nel cimitero e dopo diversi anni nel sacrario che fu costruito al centro del paese.

 Lo storico Paolo Paoletti, incaricato dal Comune di Roccaraso, circa dieci anni orsono, di condurre per la prima volta uno studio approfondito sui fatti, si è recato anche in Germania alla ricerca di documenti militari ed è riuscito a dare un nome al capitano che comandò il plotone di esecuzione. Molte vicende sono state messe da lui in discussione, il nome del comandante fino ad allora indicato come il responsabile della strage – maggiore Wolf Werner Graf von der Schulemburg – e soprattutto la ragione che indusse invece il capitano Georg Schulze a colpire con quella ferocia inaudita, atipica rispetto ai comportamenti usuali dei tedeschi, soprattutto in relazione alla titubanza della popolazione di abbandonare quei luoghi. Nei paesi vicini le popolazioni furono caricate con la forza sugli automezzi e trasportate fuori dalla fascia di combattimento, a Pietransieri non fu così.

Fino ad oggi nessuno ha contestato il risultato della ricerca svolta e le tesi sostenute da Paolo Paoletti, tant’è vero che il Comune di Roccaraso ha pubblicato un libro che raccoglie il lavoro compiuto e quindi si può ritenere che la sua ricerca sia attendibile.

Si riportano di seguito alcune considerazioni espresse dallo storico e riportate nel libro “L’eccidio dei Limmari di Pietransieri (Roccaraso): un operazione di terrorismo – Analisi comparata delle fonti scritte ed orali italiane e straniere”:

…Come non essere d’accordo col Sindaco Redaelli, che nel 1966 concludeva la sua relazione con queste parole: - Se le 128 vittime, trucidate dal 15 al 21 novembre, si fossero allontanate da quella zona…ed avessero riparato, dopo l’obbligato sfollamento, nelle zone…che offrivano una certa sicurezza perché assai distanti dalla linea Gustav, si sarebbero indubbiamente sottratte a tanta ferocia…- Il riferimento del Sindaco, anche se non esplicitato, era evidentemente il manifesto di Kesselring del 30 ottobre 1943, che recitava tra l’altro: - Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico. – Cosa prevedessero “le leggi di guerra” per i ribelli trovati in zona d’operazioni è facilmente intuibile: la fucilazione sul posto. Non c’era dunque bisogno di andare a cercare ipotetiche rappresaglie per uccisioni di soldati mai avvenute, bastava ricordare il contenuto dell’ordinanza, che equivaleva alla dichiarazione dello “stato di emergenza” a tempo indeterminato…

… Tra il 16 ed il 17 novembre, i paracadutisti tedeschi effettuarono gli ultimi tentativi incruenti per far allontanare gli sfollati di Pietransieri dalla loro fascia di sicurezza: o sotto la minaccia delle armi o più esplicitamente con il minamento o l’incendio dei fabbricati… Purtroppo allo scoppio delle cariche esplosive non segue lo sfollamento di quei disperati dei Limmari. La gente preferisce ancora sistemarsi alla meglio tra le macerie piuttosto che abbandonare gli uomini e gli animali alla macchia… Gli uomini alla macchia che dovrebbero aver capito che quello non era un ulteriore segnale d’insofferenza, ma l’ultimo avvertimento degli occupanti germanici, invece di prendere l’iniziativa soprassedettero ancora… Ma neanche i soldati tedeschi avevano capito che le mine da sole non servivano a far allontanare i civili e i loro armenti.

 

E’ in queste incomprensioni reciproche che matura la tragedia.

… Il sangue di questi innocenti cade sempre a sud di Pietransieri, tra il villaggio e il fiume Sangro. Le donne, i vecchi e i bambini, vengono uccisi semplicemente perché si trovano davanti a quella che sulle carte geografiche tedesche è definita HKL, Hauptkampflinie, la linea di combattimento principale. Così semplice e così orribile!...

… Su quella linea del fronte, dai primi di novembre, comandava la 11^ Compagnia del III Battaglionedella 1^ Divisione paracadutisti il capitano Georg Schulze. “Alto, magro, claudicante e stizzoso”. Uno dei tanti criminali di guerra morti serenamente nel proprio letto. Nel luglio del 1943 era stato decorato di croce d’argento e questo fa pensare al suo valore e all’orgoglio con cui la portava. Un ufficiale del genere non poteva confessare ai superiori, nel momento in cui gli eventi fecero presagire un attacco alleato di sfondamento della linea, proprio in quell’area, che in due settimane non era riuscito a far sgombrare un centinaio di persone. Non poteva dire che non si era abbassato a compiere un’azione di polizia militare. Soprattutto non poteva ammettere che nel momento di massimo pericolo lui si trovava con un numero imprecisato di civili nella fascia di sicurezza. Dunque è possibile che l’orgoglio e la paura possano aver condizionato la decisione così terribile che assunse.

Egli non seppe ottemperare all’ordinanza di sgombero di Kesselring e ordinò uno degli eccidi più efferati che furono commessi in Italia. Nessuno si salvò, tranne una bambina, Virginia Macerelli, rimasta protetta dal corpo della mamma…

… La strage si configura in ogni caso come un fatto episodico di alcuni comportamenti di quella 11^ Compagnia. Infatti le altre pattuglie, come quella che passa al Casolare Cantini e al Di Florio, perlustrano la zona ma senza più fare vittime…

… Poi finita l’emergenza del pericolo di un attacco alleato, i rapporti tra militari e popolazione si “normalizzano”, almeno nel settore del 3° Reggimento. Alcuni giorni dopo la strage, l’unica scampata, Virginia Macerelli, non solo viene medicata più volte da un infermiere tedesco, ma poi viene accompagnata a piedi dalle Carceri Alte a Pescocostanzo. Un gesto che la situazione militare e un animo ben diverso da parte delle truppe del 3° Reggimento permettevano.

L’unico elemento inspiegabile è la sproporzione tra la colpa (quella di trovarsi nel momento sbagliato in zona di operazioni) e la punizione, che colpisce con una mezz’ora di puro terrorismo.

Ma c’è qualcosa che si spiega razionalmente in un atto irrazionale come la guerra?  ...”

Ogni anno la sera precedente la ricorrenza, in una silenziosa processione illuminata dalle fiaccole, gli abitanti di Pietransieri salgono dalla Valle della Vita e raggiungono il Sacrario dove riposano i caduti e dove vengono letti, casolare per casolare, i nomi dei morti trucidati, mentre le luci del paese sono completamente spente. E’ un momento struggente in cui la commozione dei presenti emerge in un silenzio tombale e ognuno nel suo intimo prega il Signore di vegliare su quei morti.      Il giorno successivo si svolge la cerimonia ufficiale.

Sono stato presente la sera della fiaccolata e dopo la lettura dei 128 nomi, tornato a casa commosso e turbato come tutti, di getto ho scritto i versi che   rivisondoliantiqua   ha voluto ospitare nella pagina “frammenti di storia” . Il filo conduttore degli avvenimenti di quei giorni si srotola lungo la strada del non ritorno, intriso di smarrimento, di ordini, di crudeltà, di tristezza, di ferocia e di dolore, ma anche di vita che fortunatamente resta, forse a indicare ai posteri che la vita di quelle sfortunate persone continua vicino al Signore.

 Nel leggere i versi della poesia se si è credenti si può solo pregare, se non si crede è doveroso tacere,  e riflettere.

Ugo Del Castello  (Pietransieri, 21 novembre 2007)

Non è facile contenere il turbamento dell'anima nell'ascoltare i nomi delle 128 vittime della Strage, ferita ancora più lancinante nell'apprenderne l'età, appena pochi mesi per alcune o soli pochissimi anni per le altre !!! 

Tra tanta angoscia ci emoziona la pena della mamma di Virginia, la quale  con estremo gesto d'amore, la protegge con il proprio corpo tornando a donarle quella vita alla quale l'aveva avviata appena sette anni prima.

Per uno strano gioco del destino, la località Valle della Vita nel bosco di Limmari che per molti ha rappresentato  il compimento del percorso terreno, ha avviato per i medesimi la Memoria indelebile nel tempo, che trova fondamento nel Ricordo che verrà perpetrato annualmente da tutti coloro che parteciperanno consapevoli alla fiaccolata di commemorazione.

Nella prima rappresentazione del Presepe Vivente di Rivisondoli, si volle accentuare il simbolismo religioso della Sacra Famiglia, proprio con la partecipazione di Virginia Macerelli e della piccola Pia Cocco, anch'essa orfana a causa dell'Eccidio.

Alleghiamo alcune immagini delle prove del Presepe Vivente, edizione 1951, tratte da una rivista illustrata dell'epoca, nelle quali appaiono Virginia e Pia, timide ed imbarazzate dalla curiosità manifestata nei loro confronti.  Sempre dalla medesima fonte alleghiamo anche immagini scattate il giorno dell'Epifania del 1951, quando i personaggi della Madonna (donna Gabriella Gasparri), S. Giuseppe (Angelo Gasparri) ed uno dei Magi, più numerosi altri figuranti recarono ai bambini di Pietransieri i doni della comunità Rivisondolese - sul pullman che arrancava sulla salita ghiacciata per Pietransieri, campeggiava la scritta

 Il  cuore  di  Rivisondoli  ai  bambini  di  Pietransieri

 

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1

Virginia e Pia discendono le scale dalla Piazza verso piazzetta San Nicola a Rivisondoli, durante le prove per la prima edizione del Presepe Vivente. Significativa è l'espresione dei volti della popolana alle loro spalle, con " lu fazzelettone n' cape", e l'anziano con i candidi baffoni.

 

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