|
... le pubblicazioni |
|||||||||||||||
- il Presepe Vivente - |
||||||||||||||||
|
|
Nascita di un Presepe - di Renato Caniglia - Questo l'articolo d'apertura di una delle tante pubblicazioni edite per celebrare la XXII edizione della Sacra Rappresentazione, divenuta negli anni caratterizzante della nostra identità paesana. Si trattava del volume " Presepe Vivente di Rivisondoli - Profilo Storico " edito nel 1973 a cura dell'Opera R.S. Alto Sangro, in collaborazione con il Centro Studi Abruzzesi. Apriamo pertanto con questo articolo questa breve rassegna dedicata ai libri ed alle pubblicazioni in genere che hanno trattato del nostro Presepe Vivente, prima manifestazione del genere realizzata in Italia. Subito a seguire questo box introduttivo sono rappresentate le copertine dei vari libri pubblicati in occasione delle ricorrenze principali afferenti il Presepe di Rivisondoli. Cliccando su ciascuna icona si accederà ad una breve recensione del volume, comprendente immagini e paragrafi di rilievo. Non possiamo non partire per questa rassegna che con la citazione dell'ultimo volume realizzato in occasione del 60mo anniversario, gradito omaggio dell'Amministrazione Comunale a tutte le famiglie di Rivisondoli, e che verrà distribuito in tutte le librerie quale concreta forma di autofinanziamento e di sostegno per questa manifestazione, particolarmente sentita da tutta la nostra comunità, e per essa d'importanza non trascurabile. |
|
||||
|
|
|
||
Cosimo Savastano 60° RIVISONDOLI il Presepe Vivente VERDONE EDITORE |
Cosimo Savastano RIVISONDOLI IL PRESEPE ( THE CRIB) Edigrafital S.p.A. |
Sac. ANTONIO PINTORI PRESEPE VIVENTE DI RIVISONDOLI PROFILO STORICO Centro Studi Abruzzesi |
|
|
2011 |
1995 - 1997 - 2001 |
1973 |
||
di RENATO CANIGLIA La nascita del Presepe Vivente di Rivisondoli é passata dalla cronaca alla storia; é giusto, allora, che a questa storia vengano forniti gli elementi essenziali perché sia vera e fedele nella ricostruzione degli antefatti e degli eventi. Abbiamo deciso di raccontarla così come si svolse in quel lontano 1950, in cui, a pochi mesi dal consolidamento della democrazia in Italia, il paese riprendeva il suo ordinato cammino. Ciascuno, allora, cominciava a pensare all'avvenire: trascorso il primo, torbido e burrascoso periodo del dopoguerra, si trovava anche il tempo per rivangare il passato e rimettersi nel solco della tradizione. La tradizione é elemento essenziale in Abruzzo; essa é base a tutta una vita spirituale e di sostegno ad un ordine morale, vanto delle nostre regioni. L'Abruzzo ed il Molise, così intimamente collegati dalla geografia, dalla storia, dalla vita sociale e dalla medesima forma mentale. Nacque dunque il Presepe Vivente in una sera d'estate. Una sera nella quale vibrava un alito di speranza alla rinascita delle forze vive della montagna: quelle forze disperse dalla tormenta della guerra e che si ritrovarono sotto i tetti appena ricostruiti. In quella sera, nella sala dell'Albergo Impero, ci rimproverarono di nulla fare per il paese dei nostri avi: nulla che potesse concorrere a risvegliare la sacra fiamma dell'entusiasmo e della fiducia. Riflettemmo al paese dei nostri padri, a quel « presepe » naturale costituito dal colle tufaceo di Rivisondoli, adagiato sull'Altopiano, e lo vedemmo idealmente popolato dai nostri pastori, dalle nostre pecore, dai nostri contadini così come appare, in simbolo, nello stemma comunale. Perché non risuscitare, qui tra noi, quella famosa tradizione del presepe vivente che, in Abruzzo, avrebbe trovato facile ed adatto terreno? Elementi psicologici, morali, geografici e storici si fondevano insieme per fornire la piattaforma ideale ad una manifestazione del genere. Essa voleva essere, nella ricostruzione religiosa, la rappresentazione del nostro fervido misticismo e la rielaborazione coreografica dei nostri costumi: né una processione né un quadro folcloristico, ma il segno d'un artista che volesse esprimere in un gran quadro vivente anima e vita della nostra gente. Un gruppo di giovani animosi, Emidio Romito, Gaudenzio Caniglia, Manfredi Jarussi, Enrico Romito, Vittorio Ferrara, ed un arzillo agricoltore, Antonio Mascio, si impadronirono dell'idea e sorressero nella prima fatica il Sindaco dell'epoca, Tolmino Jarussi e l'eccellente Don Antonio Pintori, l'arciprete della parrocchia, sebbene lo scetticismo più grande fosse addirittura doveroso. Dovemmo a Gabriella Gasparri, intelligente consorte dell'Ingegnere Enrico, se il primo disegno poté essere attuato, sia pure su scala ridotta. Donna Gabriella sostenne il « suo » Presepe. Si era talmente immedesimata nella idea che prolungò la villeggiatura, puntò decisamente i piedi ed offrì, al futuro Presepe, perfino la sua partecipazione personale: sarebbe stata la Madonnina. La Madonnina in un momento in cui non si sapeva se l'iniziativa avrebbe avuto successo o sarebbe abortita in una spaventevole carnevalata; fu un atto di vero eroismo mettere a repentaglio la propria dignità stessa esibendosi nella capanna ancora da ideare. Ma Gabriella Gasparri, con intuito e fiducia, insistette: il Presepe si sarebbe fatto e lei stessa, portatrice d'un nome illustre nel campo dei Principi della chiesa in quanto nipote di due famosi cardinali, avrebbe costituito una garanzia morale. Noi ci associammo al gruppo di animosi, a Donna Gabriella a quanti (e furono pochi) credettero nella manifestazione: dobbiamo rendere omaggio all'allora Sindaco di Roccaraso Camillo Radaelli, che vide giusto e, tra i primi, venne a battere le mani, la sera del 6 gennaio. |
|||
La prima edizione del Presepe si svolse, contrariamente al progetto che lo raffigurava nella zona dove é oggi, nella piazza davanti alla Chiesa. Fu un'edizione ridotta, una specie di prova, affidata, per la regia, ad una attrice di prosa molto stimata. La rappresentazione dette luogo a polemiche, si doveva o non si doveva imprimerle un carattere teatrale, dal momento che essa era uno spettacolo? I pareri furono discordi: favorevoli gli innovatori, contrari i tradizionalisti. Infine prevalse la seconda tendenza e l'attrice, che era donna di teatro e che voleva logicamente le cose sotto quell'aspetto, non ne volle più sapere: ritornasse il Presepe, si disse allora, al suo carattere di manifestazione spontanea. Ma chi avrebbe messo insieme cinquecento pastori; legate tra di loro |
|||
le scene d'una trama appena da noi abbozzata, quali «ideatori » del Presepe, azionato infine il complesso meccanismo delle coreografie? Si fece ricorso, allora al medico locale, Michelangelo D'Attilio che é una personalità atipica, del tutto |
Così si presentava Palazzo Mascio al rientro dallo sfollamento. La prima "capanna" del Presepe Vivente venne realizzata nell'ambiente racchiuso dall'arcata destra dei ruderi dell'edificio. |
||
singolare nella sua eterogeneità e nella sua complessità. Michele é un artista. La sua vocazione é la pittura, la sua professione la medicina. Alla Mostra dei medici pittori ha avuto lusinghieri attestati di benemerenza. Egli « vide » il Presepe e lo immaginò a modo suo: alla maniera, cioè, della tradizione stampata nel fondo del suo « io » di molisano amante della propria terra. Michele se ne andò tra i pastori; stavolta non per dipingerli ma per studiarli ai fini del Presepe. |
|||
|
L'immagine di dettaglio sulla sinistra ci mostra un momento delle prove della prima edizione del Presepe Vivente di Rivisondoli. Si riconosce l'antica scalinata ad ampi gradoni, che da piazzetta S.Nicola antistante la Chiesa Madre porta alla piazza. Evidente sullo sfondo la sede comunale riattata nell'immediato dopoguerra, con il tetto spiovente a tre falde con copertura in eternit. |
Annotò tipi, sorvegliò atteggiamenti, studiò caratteri. Infine compilò una lista di personaggi, li convocò tutti insieme al teatro comunale e disse loro: « voi siete gli attori del Presepe vivente ». I rivisondolesi sono attori nati Questo é il segreto della manifestazione, questo il perché della sua straordinaria riuscita. I personaggi principali si adattarono subito alle loro funzioni; ma più che stu - |
|
- diare la parte, la intuirono e la «videro» in sé stessi: questo fu il sorprendente risultato raggiunto da Michele in tanti anni di esperienza e di lavoro. E si giunse alla prima manifestazione all'aperto, ai piedi del colle, là dove l'avevamo ideato e « visto » con l'ausilio intelligente di Donna Gabriella. I Re magi furono una trovata. Pastori giganteschi, dalle facce tipiche, scortarono quei Principi della Bibbia: un corteo improvvisato rivelò aspetti sorprendenti di folclore per genuinità e potenza espressiva. Maria venne impersonata da Donna Gabriella. - Per quest'anno - disse sorridente -. E quando la manifestazione fu finita, volle regalare il manto di seta e d'argento che aveva indossato, a tutte le Madonnine future. Questo nostro Presepe, nato da un'idea serotina e tramandata di anno in anno da uomini di buona volontà, costituisce oggi una delle principali manifestazioni folcloristiche d'Abruzzo. Ed il racconto, soltanto schematico, é terminato. I particolari, purtroppo, sfuggono allo storico e sono affidati alla versione parlata della storia del Presepe. Gli uomini passano, i Presepi restano. Noi che ideammo questa singolare, tipica manifestazione nostra, noi tutti che vi demmo anima e passione, siamo oggi lieti di aver costruito qualche cosa che non può morire. Attraverso l'esperienza, la critica serena, la discussione motivata, il Presepe proseguirà, nelle notti di gennaio, a rappresentare questo nostro mistico Abruzzo, il quale se, come lamentano maliziosamente taluni, é restato Presepe e, anche e soprattutto, « vivente ». |
|||
-
© COPYRIGHT - |
Desideriamo far conoscere ai visitatori del sito l'immagine di come si presentava questo angolo di Rivisondoli, momento centrale della prima edizione del Presepe Vivente, sino alle distruzioni del 1943. Ricorriamo all'aiuto della foto sulla sx., presente nel volume edito nel 1912 dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo, e che Emidio AGOSTINONI dedicò agli Altipiani d'Abruzzo. Per rendere nella maniera più appropriata le sensazioni che stimolarono l'animo del viaggiatore, riproponiamo alcuni capoversi dedicati al nostro paese: " Il <<Piano>> - morbido tappeto verde fitto e rasato - congiunge Roccaraso a Rivisondoli. Questo paese, schierato ad anfiteatro sulle falde dell'aguzzo Monte Calvario, è sempre ebro del miglior sole di mezzogiorno. Ha la sola disgrazia di aver lontani alquanto i suoi boschi, ma nello stesso tempo ha il vantaggio di un territorio assai più vario per i diversi sports invernali che incominciano ad attecchirvi. Dalle sue ultime case si gode la vista di tre altipiani, e lo spettacolo dei più squisiti tramonti violacei. Non ha traccia di castello; il suo stemma comunale reca due putti dormienti in riva ad un ruscello, al rio del sonno, da cui forse Rigosonulo del 1185. Nel 1623 fu comprato da Fabrizio Meluccio per 1800 ducati e rivenduto per alquanto meno. Più tardi diventò baronia dei Sardi di Sulmona che ne conservano ancora il titolo. L'arte non vi ha capolavori, la bellezza è più che altro dovuta alla natura. Le architetture più notevoli sono il campanile della chiesa maggiore e la casa Mascio. Ma il campanile dritto e severo è turbato dalla vicinanza di una mediocrissima chiesa moderna, e la casa Mascio, settecentesca, con il suo simpatico balcone, è adulterata da qualche improvvido rifacimento. " Questi appena riportati costituiscono la quasi totalità dei paragrafi riguardanti Rivisondoli, d'altronde in linea con il numero delle pagine dedicate. Certamente l'autore restò stupefatto dallo spettacolare patrimonio urbanistico ed architettonico che caratterizza Pescocostanzo, grazie alla lungimiranza, al gusto ed al governo illuminato di Vittoria COLONNA. Identificò quindi le bellezze urbanistiche di Rivisondoli proprio nei due manufatti menzionati, opera di maestri muratori pescolani. Questa sensibilità artistica mostrata dall'Agostinoni ci consente oggi di conservare memoria di questo angolo settecentesco del nostro paese, ripreso in una delle rare immagini disponibili, e che costituiranno la struttura delle pagine che dedicheremo al patrimonio architettonico ed urbanistico rivisondolese. |
torna ad inizio pagina |
|
Collaboratori d'edizione: don Antonio P., don Eustachio S., Giuseppina I. ( Rivisondoli ); Chiara G. ( Roma ). |